Fratelli e sorelle,
gioiamo perché il Signore sta fecondando la nostra Comunità parrocchiale nell’ espressione fondamentale della fede: la missionarietà.Un cristiano non lo è, se non è missionario. In virtù del battesimo ogni discepolo di Gesu’ e’ missionario, ossia e’ chiamato ad annunciare e a testimoniare l’amore di Gesu’ Cristo ad altri, e sono milioni e milioni!..che ancora non lo conoscono. La maggioranza e’ chiamata a compierlo nel proprio ambiente; altri invece li chiama ad operare in prima linea. Ecco allora lo stuolo di missionari e missionarie che svolgono il compito di testimoni di Gesù nella trincea, in posti e in zone di estrema precarietà, a volte di prima evangelizzazione o di primo annuncio evangelico, a diretto contatto con povertà umane impressionanti. Il comando di Gesù è esplicito: “Presto, andate a dire ai miei discepoli: “E’ resuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea, là lo vedrete”. (Mt 28,6) e più avanti: “Andate ed annunciate il mio vangelo ad ogni creatura: Ecco io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,19). Andare in Galilea significa andare ai pagani, perché la Galilea era la terra dei Gentili (i pagani),c’era la gente del mare, la gente che viaggiava dall’ Egitto alla Siria, la gente comune, la gente dei traffici e degli affari, i politici, i soldati e i poliziotti di guardia…La Galilea rappresenta bene il mondo moderno, quello vicino e quello lontano da noi, perché vediamo come la gente anche oggi soffre, non sa perché vive ed ha la vita distrutta. Anche se da noi non ci manca niente e viviamo nell’ abbondanza di salute, di lavoro, di soldi, siamo infelici ed insoddisfatti. Abbiamo bisogno che qualcuno ci annunci Gesù Cristo, che ci ama cosi’ come siamo, da poveracci da egoisti, da persone cieche sui bisogni di altri fratelli e sorelle in necessita’ di tutto, ove stanno operando i nostri missionari e missionarie: popolazioni intere che mancano del cibo, della casa, del vestito, dell’ igiene più elementare, della scuola, delle cure ospedaliere, che mancano soprattutto di Gesù Cristo, che non sanno perché vivono.
Occorre impiantare il Vangelo, impiantare la Fede, impiantare la Chiesa. Questo, oggi lo vediamo ovunque, ma il Signore non ci abbandona e si accosta alla nostra Comunità Parrocchiale riempiendola di persone generose, che lasciano tutto per andare ad evangelizzare che e’ il primo compito che Gesù ci affida. L’iniziativa “IL PONTE D’AMORE MISSIONARIO” vuole essere uno strumento per ridestarci dal torpore spirituale e dalla routine di una fede un po’ spenta e per poter aprirci alla generosità e alla disponibilità del Vangelo, stimolati dalle situazioni drammatiche in cui alcuni di questi vivono: da Suor Elisa T., da Don Mario B., suor Marisa C., Padre Gianfranco M., Suor Maria Paola Ester V., Suor Giuseppina V., Suor Maria.B, Suor Rosalba N., Suor Antonietta, Padre Ronald, Don Ottavio S., Don Michele T., Padre Mario V., Don Giuseppe D., Don Daniele B., Don Bruno B., la famiglia Polo G., il seminarista Battista T., Suor Adelina B., Don Michele B.
Ora davanti a noi sta la fotografia mondiale con le presenze significative di queste care sorelle e fratelli che il Signore ha inviato in terre lontane, fra popolazioni indigenti.
Oggi non possiamo più dire: “ Ma io non sapevo, ma io non potevo!”
Il Signore ci parla attraverso il “Ponte d’amore missionario” è una sua parola che non ci deve lasciare vivere sonni tranquilli, ma sentire angustia per Gesù e il suo Vangelo avvertendo nuovo zelo ed impulso evangelizzatore.
Alla fine ci accorgeremo che i veri “poveri” siamo noi, poveri nella parola di Dio, poveri del Vangelo, poveri dello Spirito di Gesù. Lasciamoci invadere del suo Santo Spirito e saremo le persone più felici della terra..
Su tutti invoco la mia benedizione del Signore.
IL PARROCO
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